L’isola Tiberina
al tempo di Piranesi

G.B. Piranesi - L'isola Tiberina
Cristian Boiardi - ricostruzione Isola Tiberina al tempo di Piranesi
Cristian Boiardi - ricostruzione Isola Tiberina al tempo di Piranesi

L’ORIGINALE

“L’Isola Tiberina”

L‘isola Tiberina“.
Contenuta nella raccolta “Vedute di Roma, Libro I, tav. LXVI” ritrae l’aspetto dell’isola nel 1775 incui era ancora visibile in maniera quasi completa la la forma a prua di nave, oggi visibile solamente in parte.

L’isola meta del Grand Tour (secc. XVIII e XVIV) era un soggetto molto in voga nelle stampe souvenir prodotte per i “grandturists” oltre che per il suo singolare aspetto anche per la sua storia affascinate, ricca di miti e leggende. La tradizione (ma si tratta di un mito) vuole che l’isola si sia formata nel 510 a.C. dai covoni del grano mietuto a Campo Marzio, di proprietà del re Tarquinio il Superbo, gettati nel Tevere al momento della rivolta che ne causò la cacciata. Le messi, impastandosi con la fanghiglia presente nel fiume diedero origine ad un primitivo isolotto. Ma la caratteristica che balza maggiormente agli occhi è la sua bizzarra prua in marmo bianco… Ancora una volta le fonti ci raccontano la sua origine: Pare che nel 292 a.C. Roma fu colpita da una grande pestilenza. Per trovare una soluzione all’emergenza Il senato fece costruire sull’isola, un tempio dedicato ad Esculapio (divinità legata alla medicina) e inviò una delegazione a bordo di una nave ad Epidauro – in cui sorgeva un famosissimo tempio in cui la divinità, attraverso un particolare rito, suggeriva in sogno la cura al malato- per ottenere una statua della divinità. Ottennero invece un serpente (il serpente attorcigliato ad un bastone era il simbolo della divinità) che posero a bordo della loro nave. Il serpe si arrotolò intorno all’albero della nave, presagio molto fausto. Al ritorno sul Tevere, il serpente scivolò dalla nave e nuotò verso l’isola, segno che voleva il suo tempio su quell’isola. Dopo la sua costruzione infatti la peste svanì miracolosamente. In ricordo di questo prodigio i romani decisero di configurare l’isola come una grande nave sulla cui prua erano scolpiti il bastone e una raffigurazione della divinità. Quest’ultimo dettaglio è presente nell’incisione di Piranesi, nella mia ricostruzione e nella realtà, dato che solamente quella porzione è sopravvissuta allo scorrere della storia. Questa sua vocazione “sanitaria” è rimasta ancora oggi perché vi sorge l’ospedale Fatebenefratelli.

L‘isola Tiberina“.
Contenuta nella raccolta “Vedute di Roma, Libro I, tav. LXVI” ritrae l’aspetto dell’isola nel 1775 incui era ancora visibile in maniera quasi completa la la forma a prua di nave, oggi visibile solamente in parte.

L’isola meta del Grand Tour (secc. XVIII e XVIV) era un soggetto molto in voga nelle stampe souvenir prodotte per i “grandturists” oltre che per il suo singolare aspetto anche per la sua storia affascinate, ricca di miti e leggende. La tradizione (ma si tratta di un mito) vuole che l’isola si sia formata nel 510 a.C. dai covoni del grano mietuto a Campo Marzio, di proprietà del re Tarquinio il Superbo, gettati nel Tevere al momento della rivolta che ne causò la cacciata. Le messi, impastandosi con la fanghiglia presente nel fiume diedero origine ad un primitivo isolotto. Ma la caratteristica che balza maggiormente agli occhi è la sua bizzarra prua in marmo bianco… Ancora una volta le fonti ci raccontano la sua origine: Pare che nel 292 a.C. Roma fu colpita da una grande pestilenza. Per trovare una soluzione all’emergenza Il senato fece costruire sull’isola, un tempio dedicato ad Esculapio (divinità legata alla medicina) e inviò una delegazione a bordo di una nave ad Epidauro – in cui sorgeva un famosissimo tempio in cui la divinità, attraverso un particolare rito, suggeriva in sogno la cura al malato- per ottenere una statua della divinità. Ottennero invece un serpente (il serpente attorcigliato ad un bastone era il simbolo della divinità) che posero a bordo della loro nave. Il serpe si arrotolò intorno all’albero della nave, presagio molto fausto. Al ritorno sul Tevere, il serpente scivolò dalla nave e nuotò verso l’isola, segno che voleva il suo tempio su quell’isola. Dopo la sua costruzione infatti la peste svanì miracolosamente. In ricordo di questo prodigio i romani decisero di configurare l’isola come una grande nave sulla cui prua erano scolpiti il bastone e una raffigurazione della divinità. Quest’ultimo dettaglio è presente nell’incisione di Piranesi, nella mia ricostruzione e nella realtà, dato che solamente quella porzione è sopravvissuta allo scorrere della storia. Questa sua vocazione “sanitaria” è rimasta ancora oggi perché vi sorge l’ospedale Fatebenefratelli.


Software utilizzati

Blender 2.93 Eevee
Cristian Boiardi - ricostruzione Isola Tiberina al tempo di Piranesi
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