Il modello, estremamente complesso e dettagliato, darà la possibilità all’azienda di realizzare immagini e video per campagne ADV oppure supportare il servizio di assistenza alla manutenzione remota.
Realizzato in Blender 3.6, texture realizzate in Substance 3D Painter e Sampler e renderizzato in Cycles.
L’animazione è stata realizata in Blender, renderizzata in Cycles e montata in Premiere e After Effect.
Software utilizzati
Blender 3Substance Painter Adobe Premiere ProAdobe After Effect
A un decennio dalla sua scomparsa, PARMA 360 Festival celebra un tributo al grande fotografo Gabriele Basilico con una mostra allestita presso Palazzo del Governatore che si giova dei prestiti e della collaborazione della Fondazione Giorgio Cini di Venezia. La mostra “Piranesi Roma Basilico”, mette a confronto la città antica delle incisioni di Giambattista Piranesi (Venezia, 1720 – Roma, 1778) e la città contemporanea ritratta nelle fotografie di Gabriele Basilico (Milano 1944 – 2013).Il visitatore potrà ammirare alcuni dei luoghi più simbolici della città eterna rappresentati dalle stampe originali calcografiche realizzate nel ’700 dall’incisore veneziano e dalle altrettante vedute di Roma del fotografo milanese, realizzate con le stesse angolazioni delle incisioni piranesiane.Basilico, ispirato dalle celebri pagine che la scrittrice Marguerite Yourcenar dedicò a Giambattista Piranesi agli inizi degli anni Sessanta del secolo scorso, ha ripercorso con la macchina fotografica tutti i luoghi delle vedute piranesiane restituendone la straordinaria modernità.La mostra sarà accompagnata da un progetto di ricerca e ricostruzione digitale 3D di una serie di vedute piranesiane raccolte nella collezione Wellington, a opera dell’artista 3D artist di Piacenza Cristian Boiardi. Questo progetto non vuole essere un semplice esercizio tecnico ma un’interpretazione concettualedell’esperienza piranesiana e di chi, all’epoca, ebbe modo di vivere le atmosfere di quei paesaggi e ne veicolò successivamente valori e memorie: i Gran Turisti.
“Veduta della fonte delle Spelonche d’Egeria, fuor della Porta Capena (o di San Sebastiano)“. Contenuta nella raccolta “Vedute di Roma” della collezione del Duca di Wellington, ritrae l’aspetto del mausoleo di Cecilia Metella come doveva presentarsi agli occhi di Piranesi nel tra il 1745 e il 1778.
“Veduta della fonte delle Spelonche d’Egeria, fuor della Porta Capena (o di San Sebastiano)“. Contenuta nella raccolta “Vedute di Roma” della collezione del Duca di Wellington, ritrae l’aspetto del mausoleo di Cecilia Metella come doveva presentarsi agli occhi di Piranesi nel tra il 1745 e il 1778.
Lavoro liberamente tratto da uno dei luoghi citati nel film “L’Arcano Incantatore” di Pupi Avati, ambientato nella Romagna del Diciottesimo secolo. Nella scena ho ricostruito la parrocchiale in cui giunge il protagonista, sul far della sera, dopo la sua fuga da Bologna.
“Il sepolcro di Cecilia Metella“. Contenuta nella raccolta “Vedute di Roma” della collezione del Duca di Wellington, ritrae l’aspetto del mausoleo di Cecilia Metella come doveva presentarsi agli occhi di Piranesi nel tra il 1745 e il 1778.
L’iscrizione sulla stampa recita posta alla base della stampa recita: “Sepolcro di Cecilia Metella or detto Capo di bove fuori della porta di S. Sebastiano su l’antica via Appia A. Construttura co’merli aggiuntavi ne tempi bassi B. Rovine di altre fortificazioni de medesimi tempi”.
“Il sepolcro di Cecilia Metella“. Contenuta nella raccolta “Vedute di Roma” della collezione del Duca di Wellington, ritrae l’aspetto del mausoleo di Cecilia Metella come doveva presentarsi agli occhi di Piranesi nel tra il 1745 e il 1778.
L’iscrizione sulla stampa recita posta alla base della stampa recita: “Sepolcro di Cecilia Metella or detto Capo di bove fuori della porta di S. Sebastiano su l’antica via Appia A. Construttura co’merli aggiuntavi ne tempi bassi B. Rovine di altre fortificazioni de medesimi tempi”.
“Veduta del tempio di Cibele in Piazza della Bocca della Verità”
“Veduta del tempio di Cibele in Piazza della Bocca della Verità“. Contenuta nella raccolta “Vedute di Roma” della collezione del Duca di Wellington, ritrae l’aspetto dei resti del tempio di Cibele, oggi attribuito al culto di Ercole Vincitore.
“Veduta del tempio di Cibele in Piazza della Bocca della Verità“. Contenuta nella raccolta “Vedute di Roma” della collezione del Duca di Wellington, ritrae l’aspetto dei resti del tempio di Cibele, oggi attribuito al culto di Ercole Vincitore.
TG 63-200 Modello 3D lowpoly per la realtà aumentata
Lo scopo di questo progetto era realizzare un modello 3D, animato e dall’aspetto realistico, in grado di essere visualizzato in realtà aumentata attraverso un filtro Instagram restando all’interno di un limite di paso estremamente contenuto: 4 Mb.
Il primo step ha visto un intenso lavoro di modellazione con una ricerca di sintesi dei numerosi elementi che compongono la macchina. Attraverso un complesso lavoro di ottimizzazione poligonale sono arrivato ad un ottimo compromesso tra peso/numero poligoni e qualità. Il secondo step è stato quello della realizzazione delle texture il cui scopo era quello di attribuire maggiore veridicità al modello andando ad integrare quei dettagli che, per ragioni di peso, non sono stati sviluppati in fase di modellazione.
Concluso il modello si è passati alla fase di animazione e produzione di un filtro Instagram creato grazie alla preziosa collaborazione con lo studio Piotar Boa.
Il risultato lo potete osservare utilizzando il filtro Instagram attraverso la pagina IG della Pagani Geotechical Equipment
“La Piramide di Caio Cestio“. Contenuta nella raccolta “Vedute di Roma” della collezione del Duca di Wellington, ritrae l’aspetto dei resti della Piramide come doveva presentarsi agli occhi di Piranesi nel 1756.
Dalla metà del ‘600 sino all’800 era di moda svolgere un viaggio in Italia, sulle tracce dell’antica cultura classica, questo viaggio prendeva il nome di “Grand Tour” (le radici di quell’arte romantica che di li a poco arriverà la possiamo, a mio parere, già trovare qui. Goethe stesso scriverà proprio del suo viaggio in Italia). Attorno ad esso fiorì in Italia una densissima produzione di veri e propri souvenir che andavano dalle rappresentazioni su tela/incisioni e acqueforti alla produzione di oggetti e fake per cui i Granturisti (appartenenti alla nobiltà e all’alta borghesia) andavano pazzi. Nel caso delle rappresentazioni delle rovine spesso gli artisti si prendevano delle licenze tese ad esasperare la monumentalità soverchiante rispetto all’umano, simbolo della monumentalità della cultura che le generò.
“La Piramide di Caio Cestio“. Contenuta nella raccolta “Vedute di Roma” della collezione del Duca di Wellington, ritrae l’aspetto dei resti della Piramide come doveva presentarsi agli occhi di Piranesi nel 1756.
Dalla metà del ‘600 sino all’800 era di moda svolgere un viaggio in Italia, sulle tracce dell’antica cultura classica, questo viaggio prendeva il nome di “Grand Tour” (le radici di quell’arte romantica che di li a poco arriverà la possiamo, a mio parere, già trovare qui. Goethe stesso scriverà proprio del suo viaggio in Italia). Attorno ad esso fiorì in Italia una densissima produzione di veri e propri souvenir che andavano dalle rappresentazioni su tela/incisioni e acqueforti alla produzione di oggetti e fake per cui i Granturisti (appartenenti alla nobiltà e all’alta borghesia) andavano pazzi. Nel caso delle rappresentazioni delle rovine spesso gli artisti si prendevano delle licenze tese ad esasperare la monumentalità soverchiante rispetto all’umano, simbolo della monumentalità della cultura che le generò.